Da tempo si ipotizza che McDonald’s, la più nota e tra le più longeve catene di fast food al mondo, abbia intrapreso la parabola discendente del suo arco commerciale e sia destinata – addirittura – a chiudere in alcuni paesi.
Probabilmente però, quel momento non è ancora arrivato – se è vero come è vero che il quarto trimestre del 2015, per l’azienda fondata da Ronald McDonald ha fatto segnare un utile netto di 1,21 miliardi di dollari (1,31 dollari per azione, con il consensus fissato a 1,23 dollari), in crescita del 10%.
A contribuire alla risalita del colosso internazionale del cibo veloce è stata principalmente l’offerta tutta americana dell’All Day Breakfast, cioè la colazione servita per tutto il giorno che tante polemiche aveva attirato soprattutto tra i lavoratori. Bene anche la ripresa della domanda in Cina.
“Fare previsioni a lungo termine basandosi sui dati negativi di uno o massimo due trimestri è un errore evidente a chiunque abbia un po’ di esperienza di economia,” ha commentato Giovanni Angioni, CEO di Netlead Media e fondatore di uno dei siti di opzioni binarie più popolari in Italia. “Anche solo con uno studio superficiale dell’andamento di McDonald’s nel tempo, si capisce come questo gigante di livello internazionale abbia sempre saputo come affrontare le congiunture negative adattando il proprio modello di business alla realtà del tempo. Dopo tutto, eventi come l’internalizzazione della produzione delle carni o del pane sono misure che sono nate proprio in risposta a performance al di sotto delle attese e che hanno creato le basi per una crescita solida e costante nel lungo periodo.”
Nonostante le parole di Angioni, però, a nota dolente è la diminuzione del 4% dei ricavi, scesi a 6,34 miliardi di dollari contro una previsione di 6,22 miliardi degli analisti, che erano stati comunque più pessimisti. Aumentate del 5% invece le vendite nei centri McDonald’s aperti da almeno un anno, contro un +3,2% previsto dagli esperti. Negli USA, le vendite sono cresciute di 5,7 punti percentuale.