
Un argomento molto discusso da alcuni anni e che è stato amplificato nella sua risonanza anche mediatica dall’emergenza sanitaria scatenata dal coronavirus è quello della Responsabilità Medica. I casi di malasanità sono considerati meritevoli di grandi attenzioni soprattutto perché, nei loro tipi peggiori, possono condurre a un danno nei confronti del paziente di natura temporanea o addirittura permanente. In tutti questi casi, attraverso una procedura legale che purtroppo non è breve né semplice, si può però ottenere un giusto risarcimento danni. Prima di analizzare le modalità che conducono a questo tipo di azione legale ed i casi in cui è possibile metterla in atto dobbiamo però fare una precisa distinzione che deve essere tenuta in debito conto per non sprecare tempo, risorse e denaro.
La differenza tra disservizio e danno
Per entrare nel merito di queste azioni legali dobbiamo precisare che va attentamente identificata la natura del torto subito prima di rivolgersi ad un avvocato o ad uno studio legale. Qualora si tratti di un semplice e banale disservizio, come dei tempi di attesa che si sono protratti o la mancata consegna di un esame nei tempi previsti senza che ciò abbia causato danno al paziente, ma solo uno sgradevole ritardo, non si configura alcuna fattispecie che possa condurre ad un risarcimento.
Ci ha spiegato molto dettagliatamente questa differenza il titolare dello studio legale Vaiana, l’Avvocato Giorgio, il quale è da anni coinvolto proprio in cause ed azioni relative alla Responsabilità Medica e ben conosce le diverse procedure da seguire e le circostanze che con maggiori probabilità di successo possono essere presentate in un tribunale.
Per quali casi si parla di danno da Responsabilità medica?
Per riconoscere i casi nei quali si può concretamente parlare di danno biologico o di danno morale che derivi direttamente da Responsabilità Medica è necessaria una attenta perizia specializzata che accerti, in un concorso di attività tra il professionista legale ed il medico legale, la sussistenza del nesso causale tra l’errore e il danno.
Gli errori che possono essere presi in considerazione, per stilare un elenco non esaustivo ma comunque abbastanza indicativo, sono i seguenti:
- Errata lettura di un esame diagnostico
- Mancata prescrizione di un esame la cui utilità viene dimostrata lampante
- Errori durante un intervento in sala operatoria
- Errata prescrizione in fase di riabilitazione
- Errata diagnosi
In questi, ed in tutti gli altri casi nei quali si dimostra inequivocabilmente che il danno è imputabile al medico o alla struttura ospedaliera, si avvia la procedura con il secondo step che è relativo all’accertamento dell’entità del danno, da distinguere tra temporaneo o permanente e da quantificare in termini percentuali.
Come ottenere il risarcimento del danno biologico
L’ordinamento giuridico italiano stabilisce in questi casi l’obbligo di esperire un tentativo di mediazione tra le parti in via preliminare. Qualora non si arrivi ad un accordo amichevole e stragiudiziale, allora si potrà agire in sede civile e, qualora sia ritenuto congruente dall’avvocato, persino in sede penale.
Sfortunatamente il sovraffollamento delle aule giudiziarie e il sovraccarico del nostro sistema conducono questo tipo di istanze verso dei tempi molto lunghi: inoltre, nella quasi totalità dei casi il risarcimento che si ottiene è di natura esclusivamente pecuniaria, il che va a compensare il desiderio di rivalsa ma non è certo in grado di compensare del tutto ciò che patisce un paziente che resti menomato in modo permanente.
I fattori che hanno scatenato, specie nell’ultimo periodo, una crescita di simili istanze sono stati l’evoluzione degli strumenti di cura e di diagnosi, l’allargamento dei tipi di patologie oggetto d’esame ma anche una maggiore presa di coscienza da parte dei cittadini dei loro effettivi diritti di fronte alla sanità sia privata che pubblica.