DARIO DALL’O’: il vignaiolo visionario che sa far suonare il vino. Nella prima cantina galleria d’arte d’Italia si è organizzata una degustazione sonora sulle note del piano della famosa pianista influencer Giulia Vazzoler.

DARIO DALL'O' PRODUTTORE VITIVINICOLO


L’evento del 24 ottobre, ore 12:30, organizzato presso la Cantina trentina Dall’0′ Wine Atelier del Vino, sita in Via della Cros del Gombet, Cavedine Trentino Alto Adige, è un light lunch con degustazione dei vini da prodotti: Pinot Nero 17/18, Chardonnay 17/18, Metodo Classico.

Dall’ò Wine è una realtà seguita dal noto Winemaker Roberto Cipresso, dunque i vini sono una garanzia di qualità e di precisione.

La degustazione sarà squisitamente musicale, accompagnata dalle note del pianoforte a coda di Giulia Vazzoler, la pianista più seguita in Italia (https://www.lifeandpeople.it/giulia-vazzoler-la-pianista-glam-tra-musica-pop-e-progetti-umanitari/) .

Con l’occasione verranno presentate anche le opere di due artisti dell’ Atelier del Vino : Carla Mura, artista internazionale recensita da artribune (https://www.artribune.com/mostre-evento-arte/carla-mura-larte-perfetta/) pochi giorni fa ed attualmente esposta in Galleria Vittorio Emanuele a Milano e il Gruppo Henjam direttamente dall’Accademia di Belle arti di Venezia.

La degustazione sarà molto particolare: ci saranno delle sedie attorno al pianoforte a coda bianco della pianista Vazzoler, le singole sedute saranno poste a cerchio nel rispetto del DPCM attualmente in vigore, lontano l’una dall’altra.

Gli ospiti degusteranno il vino da bendati e si lasceranno trasportare dalle note di Giulia Vazzoler che interpreterà i vini grazie alla propria musica classica.

L’idea è di creare un’ ESPERIENZA SENSORIALE in grado di elevare le percezioni, accompagnando gli ospiti in un sentiero di scoperta nuovo. Dall’ò Wine presenta un nuovo modo di concepire la degustazione.

TUTTO SU GIULIA VAZZOLER ” THE ITALIAN PIANO GIRL ”

Pianista professionista, formazione classica, laurea in filosofia, specializzazione in musica e arti performative, un master, super preparata, influencer su IG con quasi 100 mila follower (https://www.instagram.com/giulia.vazzoler). Il suo ultimo lavoro è la trasposizione per pianoforte di brani Pop contemporanei – di cui sono già usciti sulle maggiori piattaforme digitali “Shallow” di Lady Gaga e Bradley e “Calma” di Pedro Capò” pubblicato da pochi giorni , un progetto discografico di circa 15 brani pop che si completerà nei prossimi mesi. Molte le esperienze professionali già alle spalle, avendo vissuto e lavorato all’estero, soprattutto in Medio Oriente in Conservatori e Scuole di Musica (Palestina). Grazie alla musica ha collaborato con organizzazioni umanitarie (tra cui UNHCR) con progetti musicali per l’integrazione dei bambini nei campi profughi. Questa, in breve, Giulia Vazzoler, globe trotter della musica con alle spalle varie esperienze internazionali che l’hanno vista impegnata anche in progetti umanitari per UNHCR. Tra i pianisti della sua generazione, Giulia risalta oltre che per il suo talento anche per la poliedricità e per l’eclettismo che la caratterizza. Con una solida formazione classica alle spalle, si diploma in pianoforte al Conservatorio e si specializza come maestro collaboratore per opera lirica. Dotata di una grande tecnica esecutoria ha vinto svariati premi in concorsi nazionali ed internazionali e ha all’attivo centinaia di concerti in Italia, Europa, Medio Oriente USA e Africa. Benché Giulia sia una pianista classica, non deve sorprendere l’ampiezza dei suoi interessi musicali che spaziano dalla musica contemporanea fino al pop. È una donna moderna che vive e percepisce il suo tempo e che integra i suoi interessi nei linguaggi musicali filtrandoli, facendoli suoi e interpretandoli in modo singolare. “Quando eseguo un brano di musica, in particolare quella classica, creo nella mia mente una storia, di solito è una storia che riguarda me. Questa storia, che vive solo nella mia mente, io la seguo e la vivo durante l’esecuzione del brano. Questo mi aiuta a mantenere la tensione musicale sempre alta e mi permette di eseguirle il brano con altrettanta passione. Nel tempo, la storia legata a quel brano cambia, perché nel frattempo sono cambiata io e quindi quello stesso brano avrà il sapore e la tensione della nuova storia che io vivo in quel momento”.

TUTTO SULL’ATELIER DEL VINO:

Gli artisti che verranno presentati il 24 ottobre 2020 alle ore 12:30, dutante la vernice in cantina-galleria sono:

CARLA MURA, artista sarda della Scuderia degli artisti di Achille Bonito Oliva, durante la sua decennale esperienza romana, che vanta collaborazioni di pregio, ora esposta in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, nonché nella storica libreria Bocca, qui il Link alla recensione della sua opera su ARTRIBUNE :https://www.artribune.com/artista-mostre-biografia/carla-mura/
Carla Mura nasce a Cagliari nel 1973. Dopo un lungo periodo di sola pittura inizia a realizzare le sue opere utilizzando un nuovo materiale da lei molto amato, il filo. Tutto questo meraviglioso mondo del filo è entrato a far parte della tecnica spontanea che Carla Mura ha per realizzare le sue opere differenziando i supporti che spaziano dal legno alle pietre marmo e travertino, al plexiglass, alla tela. Utilizza i suoi fili in percorsi lenti e misurati, li annoda, li incrocia in continui rimandi dal prima al poi, li organizza in sequenze ritmiche o libere combinazioni, in configurazioni cartesiane o intricati reticoli, li inabissa sotto grovigli inestricabili di altri fili, quasi voglia contrastare l’ineluttabilità dell’atto estremo di Atropo e quindi la fine della vita.
Nei suoi segmenti e nei pattern cromatici ci sono visioni di panorami, aperture su strade e città, finestre di una casa metropolitana, vetri opachi di un vagone di un treno, forse di un autobus, segnati dalla pioggia o dalla polvere stratificata. Non c’è rappresentazione eppure crediamo di vederli. Il bisogno di realtà impone di attribuire nomi all’astrazione. In alcuni casi viene in aiuto il titolo: “Libellula”, “Pullman”, “Metropoli” “ Autoritratto”. Sono dettagli e ingrandimenti che fanno parte di un insieme reale ricostruito solo percettivamente. Allo stesso modo, l’abitudine alla visione fa nascere il dubbio che si tratti di pittura, di una stesura a olio graffiato di matrice espressionista. Lo sguardo disattento e sfocato fa pensare a un pennello spesso di colore trascinato sulle tele, come quelle dell’inglese Jason Martin e, prima ancora, del grande francese Pierre Soulages. Tutto questo meraviglioso mondo del filo è entrato a far parte della tecnica spontanea che Carla Mura ha per realizzare le sue opere. Attualmente vive e lavora in Veneto.

– GRUPPO HENJAM, duo di artisti composto da ALBERTO FESTI (scultore) e MATTEO TONELLI (visionario, artista) dell’Accademia di Belle Arti di Verona. Nato come gruppo di lavoro nel ’94, ha maturato la sua identità nel corso degli anni dal momento in cui il lavorare insieme in uno stesso luogo è divenuto lavoro in comune sulle stesse opere e progetto collettivo.
Il banco di prova di questo connubio è una grande composizione di dipinti di piccole dimensioni cuciti su una grande tela di juta raffiguranti lo stesso soggetto in diverse varianti formali.
Idealmente, quella che viene denominata La Madre rappresenta il punto di partenza dell’esperienza Henjam, che appare qui ancora con la sigla “®distribuzione” e predilige inizialmente il medium della pittura manifestando la sua prima forte identità in una sorta di ambiguo dualismo: marchio/opera d’arte.

Dichiarazioni di MATTEO TONELLI sulle opere ora esposte in Cantina:

“Nell’allestimento alla cantina Dall’ò sono presenti le grandi opere pittoriche di Henjam che coprono un spazio temporale di 25 anni. È dall’anno 1995 infatti che questa entità, identificata da un logo che fa il verso ai marchi commetciali, opera nel campo dell’arte.
Costituita dalla scultore Alberto Festi e dal pittore Matteo Tonelli opera utilizzando i medium più svariati: dal video alla scultura passando per la fotografia fino appunto alla pittura e senza nenche dimenticare l’estetica della parola.
Nei dipinti qui presenti, più che di parole, possiamo parlare di dialoghi.: quelli suggeriti dai grandi dipinti ad olio su Juta della serie “Limes”, dove l’accostamento di figure dal forte valore iconografico sono accoppiate, suggerendo un dialogo surreale”

Dichiarazioni di ALBERTO FESTI sulle opere ora esposte in Cantina:

“L’atto creativo per me coincide sempre con la ricerca di significato, anche se questa non ne è mai all’origine. Non è mai un significato preciso a dare inizio a questa ricerca quanto piuttosto un’intuizione che in quanto tale è involontaria.
Da questa immagine nasce l’intervento sulla materia, sul legno o sull’oggetto che modifico affinché generi quel significato che la forma nuova può dargli.
Tutto il processo, che poi implica anche il confronto con gli altri, può portare anche a stravolgere l’intuizione primaria in modo che in realtà l’opera si sviluppa sempre come ricerca. Il significato che ne esce è spesso una rivelazione.”

@la Redazione