Industria metalmeccanica: export e innovazione chiavi per la crescita

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Le prospettive economiche e l’impulso all’internazionalizzazione sono al centro del dibattito sull’industria italiana. Nonostante la crisi non sia ancora finita, ci sono buone notizie per la produzione industriale lombarda, in crescita. Gli ultimi tre mesi del 2015 hanno fatto registrare un incremento del 1,9% e dell’1,5% in tutto l’anno passato. Ciò è dovuto ad una lieve ripresa economica e all’aumento della domanda estera, che certifica il saldo positivo rispetto alla scorsa indagine statistica: da +2,1% a +7,7%.
Conferma questo trend l’imprenditore lombardo Massimo Cerliani, Sales Executive di Temac, azienda che produce e commercia taglierine ribobinatrici con sede a Lonate Pozzolo in provincia di Varese. Questa la sua dichiarazione: “Abbiamo un grande successo in campo internazionale, con più del 70% di macchinario di ultima generazione venduto all’estero. Anche per questo stiamo investendo su un sito multilingue, perché sono convinto che oggi più che mai sia necessario parlare la stessa lingua dei propri clienti.”
Se in trasferta siamo forti, in casa si fa fatica: l’occupazione stenta rispetto allo scorso anno, solo parzialmente favorevole: il saldo tra ingressi e uscite nell’ultimo trimestre è ben lontano dal +0,7% registrato all’inizio dell’anno. Anche la domanda interna è debole, ma c’è comunque ottimismo: “I segnali che arrivano non intaccano la tradizionale vitalità del tessuto produttivo lombardo – afferma il presidente dei giovani imprenditori di Confindustria Lombardia Federico Ghidini, – ma rendono ancor più necessarie delle serie politiche di internazionalizzazione e aggregazione, che supportino in particolare l’export delle Pmi contrastando le incertezze dei mercati legate allo scenario internazionale”.

E’ il settore metalmeccanico a trainare: secondo il quarantesimo rapporto di Fim Cisl, che fa rilevazioni semestrali nelle circa 7mila imprese metalmeccaniche che impiegano oltre 550mila lavoratori della Lombardia, le aziende in crisi sono 1.084, in diminuzione rispetto alle 1.637 del 2015. Inoltre si consolida l’uso dei contratti di solidarietà, diminuisce invece il ricorso agli ammortizzatori sociali, la cassa integrazione ordinaria segna -36,6% e quella straordinaria -33,41%.

Gli indicatori dello stato di salute industriale sono abbastanza positivi, segno che è possibile crescere solo con investimenti ed innovazione. La palla passa alle Pubbliche e Medie Imprese, che devono saper gestire il vantaggio, ossia questo clima favorevole e le opportunità date dal mondo digital. Chi non si è ancora convertito lo deve fare in fretta, perché la rete rappresenta un volano per internazionalizzazione ed esportazione.

La ripresa del Paese passa anche attraverso l’adozione di strumenti digital usati in modo mirato, efficiente ed efficace. La rivoluzione digitale è fondamentale per le PMI: web, mobile, e-commerce, social media sono strumenti che possono contribuire al successo delle aziende. A questo proposito Fabio Angotti, CEO di Snds web agency di Lugano con un forte portfolio clienti in Lombardia: “I tradizionali modelli di business andrebbero integrati con siti ottimizzati, APP per dispositivi mobile e campagne ed azioni strategiche su social e motori di ricerca”.